Economia circolare: un processo naturale al quale dovremmo ispirarci

Per decenni la crescita economica lineare ha avuto un impatto negativo sull’ambiente: basti pensare che viviamo in un mondo nel quale ogni cosa ha un’inizio e una fine e sappiamo che un prodotto viene creato, utilizzato e infine gettato via.

Per capire meglio il ciclo di vita di un prodotto, e come liberarci dalla vecchia logica dell’acquisto, utilizzo e getto via, abbiamo parlato con l’associazione BackBO e Legambiente L’Aboreto.

Il sistema lineare si basa sull’estrazione di materie prime, sul consumo di massa e sullo scarto del prodotto una volta che questo non serve più. 

Azioni che fanno parte della nostra vita quotidiana e che ormai consideriamo insostituibili. Un modo di agire che ha causato enormi danni al nostro ambiente, come la contaminazione dei mari e della terra. Ha dato vita al dramma dei rifiuti, ha modificato il clima e infine ha aumentato sempre di più le disuguaglianze sociali.

Nonostante si pensi che sia impossibile cambiare questa abitudine, dovete sapere che una soluzione c’è, ed è molto più semplice di quanto possiate immaginare. Si chiama economia circolare.

Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation economia circolare «è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera». L’economia circolare è dunque un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi.

Mai, come in questi ultimi anni, si è sentita l’esigenza di parlare di qualcosa di diverso, proprio perché il modello economico produttivo attuale è ormai saturo, pronto per essere sostituito. Impegnata in questo campo dal 2015, la Commissione Europea ha approvato un pacchetto di norme sull’economia circolare che obbligherà i Paesi membri a riciclare almeno il 70% dei rifiuti urbani e l’80% dei rifiuti da imballaggio, oltre al divieto di gettare in discarica quelli biodegradabili e riciclabili, entro il 2030.

Delle proposte contenute nel Recovery Plan italiano, ha parlato anche il giornalista Emanuele Bompan in un articolo scritto per Chiara.eco dal titolo Recovery Plan: ecco tutte le richieste dal mondo della Green e Circular Economy.

Immagine @Pixabay

La Commissione agisce su più fronti, attraverso il nuovo piano d’azione per l’economia circolare: da un lato, punta ad evitare del tutto i rifiuti e trasformarli in risorse secondarie di alta qualità; dall’altro, vuole agire a monte, per impedire che prodotti non sostenibili entrino nel mercato europeo. 

L’azione a monte riguarda la progettazione dei prodotti, che dovranno essere pensati per durare più a lungo, essere più facili da riutilizzare, riparare e riciclare e incorporare il più possibile materiale riciclato anziché materia primaria. 

Il single-use sarà quindi limitato e, parallelamente, Bruxelles agirà sulla cosiddetta “obsolescenza programmata”, vietando anche la distruzione di beni durevoli invenduti. Si parla di obsolescenza programmata per definire la strategia adottata dall’economia industriale, secondo la quale la durata dei beni di consumo viene limitata a un periodo prefissato.

L’azione a valle riguarda invece i consumatori, che avranno accesso a informazioni affidabili sulla durata e riparabilità dei prodotti, introducendo un vero “diritto alla riparazione”. 

Ad esempio per quanto riguarda le garanzie estese, la disponibilità di pezzi di ricambio o l’accesso alla riparazione e, nel caso delle TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e dell’elettronica, ai servizi di upgrading. 

La collaborazione destinata a istituire un quadro per i prodotti sostenibili offrirà alle imprese nuove opportunità, nell’UE e altrove. Questa transizione progressiva, ma irreversibile, verso un sistema economico sostenibile è un elemento imprescindibile della nuova strategia industriale dell’UE. 

E, in questo, l’Italia è in un’ottima posizione nel quadro europeo. Dal documento del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”, emerge che la produzione di rifiuti (urbani e speciali)  è pari a 178 milioni di tonnellate, di cui circa 1/3 dal settore “costruzioni e demolizione”. A fronte del dato aggregato, che rimane costante negli ultimi 5 anni, cresce la frazione idonea a processi di riciclo, aumentando così le potenzialità per rendere sempre più circolare l’economia italiana. Interessante il dato sulle materie prime seconde generate a partire dalla raccolta differenziata. Considerando carta, legno, vetro, plastica ed organico, sono state reimmesse sul mercato circa 10,6 milioni di tonnellate nel 2014 (oltre 60% come recupero di materia), in aumento del 2% nel 2015 sulla base di dati preliminari (cfr. “L’Italia del Riciclo, 2016”). Questo dato va confrontato con i 15,6 milioni di tonnellate recuperate: la differenza è dovuta sia ai rendimenti connessi alle tecnologie impiegate (rese molto basse soprattutto per l’organico) sia alla generazione di scarti in uscita dai processi di riciclo.

A livello Regionale l’Emilia-Romagna, con la legge regionale 5 ottobre 2015 n.16 , ha fatto propri i principi dell’Economia circolare: il modello di gestione delineato è in linea con la  “gerarchia dei rifiuti” europea, che pone al vertice delle priorità prevenzione e riciclaggio. L’attenzione si sposta quindi sulla parte a monte della filiera e non più su quella terminale, attraverso la progressiva riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio e l’industrializzazione del riciclo.

La norma regionale pone al 2020 il raggiungimento di obiettivi importanti, in alcuni casi più ambiziosi di quelli proposti dalla Comunità Europea; riduzione del 20-25% della produzione pro-capite di rifiuti urbani, raccolta differenziata al 73%, riciclaggio di materia al 70%. Altri obiettivi strategici sono il contenimento dell’uso delle discariche e l’autosufficienza regionale per lo smaltimento.

E’ evidente, dunque, come le strategie siano fondamentali per tracciare la strada da perseguire ma, spesso e volentieri, sono poi le realtà “dal basso” a fare la differenza. Vi sono, infatti, a livello locale, associazioni e realtà che stanno portando avanti non solo un profondo cambiamento del tessuto economico, sociale e culturale ma, se supportate a dovere, possono divenire finalmente il volano di quell’ economia non più basata sul Pil, la crescita e il paradigma ormai obsoleto delle risorse infinite e dell’aumento costante della produzione.

A Bologna, ad applicare il modello di economia circolare è, tra le varie,  BackBO, che ha un obiettivo ambizioso: rendere il capoluogo dell’Emilia Romagna una città zero waste. Gli ideatori lo definiscono “un hub di economia circolare” che punta a “ridurre gli sprechi e sensibilizzare le persone verso l’inquinamento legato all’usa-e-getta”.

In che modo? Da un lato sensibilizzando i cittadini tramite l’organizzazione di workshop e laboratori; dall’altro aiutando nel concreto alla realizzazione di una “zero waste Bologna” con un servizio di bicchieri riutilizzabili per eventi.

Workshop ideato e condotto dal team di BackBo – Copyright BackBo

E’ un gruppo di volontari che dedicano tempo e cuore al progetto, Marta Carboni responsabile laboratori di BackBO definisce il gruppo:“inguaribili sognatori convinti che non si è mai troppo piccoli per fare la differenza e che spesso sono i semplici gesti quotidiani di tanti a cambiare lo status quo”.

“Il nostro obiettivo primario rimane sempre e comunque quello di sensibilizzare le persone sull’inquinamento legato all’usa-e-getta” – dice Marta – “per questo lavoriamo spesso anche tramite l’organizzazione di workshop sul riciclo creativo della plastica con adulti e bambini”. 

Nel 2021 Backbo si è aggiudicata un finanziamento europeo dalla European Solidarity Corps per il progetto Vez Lab. L’obiettivo del progetto è dare valore agli over 65 all’interno della società, come esempi virtuosi da cui è possibile recuperare abitudini sostenibili e dinamiche circolari. Vez Lab vuole mettere in contatto questa generazione con i giovani della città di Bologna, coloro che maggiormente devono affrontare le sfide dei cambiamenti climatici presenti e future.

“Abbiamo capito che spesso l’indifferenza su tematiche come quelle relative al riciclo o alla sostenibilità ambientale è dovuta semplicemente alla mancanza di consapevolezza. È raro che qualcuno si fermi a pensare a quanti rifiuti inutili produce; eppure, quando grandi e piccoli vengono messi di fronte a esempi pratici delle conseguenze delle loro azioni e a soluzioni semplici, attuabili nel quotidiano, sono molto più propensi ad adottare stili di vita più sostenibili.”

Ha lo stesso obiettivo di sensibilizzazione anche l’associazione di Legambiente l’Arboreto, la quale attraverso il progetto StoRiBo’ – STOviglie RIutilizzabili a BOlogna vuole far riflettere sull’importanza dell’inclusione sociale e circolare attraverso azioni di economia circolare.

Un servizio di noleggio di stoviglie riutilizzabili pensato per ridurre l’impatto dell’usa e getta e del consumo di plastica purtroppo largamente diffuso in occasione di feste e catering. Il servizio sarà rivolto ai cittadini per le feste private ma anche ad associazioni, imprese e organizzatori di eventi pubblici. Per il futuro, invece, l’intento è quello di formare una figura professionale che abbia tutte le competenze per organizzare “ecofeste”, eventi pubblici sostenibili non solo da un punto di vista ambientale, ma a 360 gradi.

L’avvio dell’attività sperimentale di “Stoviglioteca” si inserisce nel progetto nazionale di Legambiente “ECCO – Economie Circolari di Comunità“. Le finalità auspicate sono diminuire la produzione di rifiuti e incentivare i cittadini ad adottare stili di vita sostenibili che vadano verso un modello di economia circolare e civile.

Evento organizzato nell’ambito del progetto “Ecco – Economie Circolari di Comunità”

“Vogliamo dare vita ad un’esperienza concreta di sostenibilità al Parco dell’Arboreto ed al Giardino Penelope Veronesi del rione Pilastro, coinvolgendo le comunità dei cittadini in progetti di cambiamento e miglioramento della qualità della loro vita” – dice Teresa Panzarella, responsabile del progetto per Legambiente. 

Le stoviglie sono pronte per l’uso e già igienizzate: “non sarà necessario lavarle prima della riconsegna (ma occorre eliminare tutti i residui di cibo al termine dell’evento), perché il lavaggio e la sanificazione sono effettuati dai nostri volontari con una lavastoviglie industriale”.

“L’intento futuro sarà quello di far vivere questo spazio come laboratorio di cultura sociale ed ambientale, in cui sperimentare forme di “welfare di comunità” attraverso la fitta rete di attori sociali attivi su tutto il territorio bolognese”.

Inoltre, Legambiente L’Arboreto fa parte del progetto New Life, il progetto di Crédit Agricole Italia e Legambiente dedicato all’economia circolare: un percorso pilota che si inserisce nell’ambito del meta-progetto globale FReD, lanciato dal Crédit Agricole con l’obiettivo di accompagnare e rafforzare il percorso di Responsabilità Sociale di tutte le entità del Gruppo. Il risultato di questi forum sarà la rigenerazione di luoghi pubblici ed interventi collegati ad iniziative a favore di realtà sociali e culturali del territorio.

“Bologna, sul tema economia circolare, rappresenta un esempio per molti territori italiani” – sostiene Teresa – “la speranza è che il covid non abbia rallentato o invertito la rotta sul tema del consumo della plastica e si ritorni un pochino a quei tempi in cui, si era capito che si potevano fare scelte più sostenibili”. “C’è bisogno di fare tantissima informazione (e di qualitá) perché se da un lato ci sono molte realtà che si occupano di questo tema, dall’altro se le persone non vengono informate e preparate, non si può pretendere che capiscano e sposino questi principi”.

 

Articolo a cura di Andrea Massimo Murari

Economista esperto di sviluppo sostenibile, turismo e innovazione sociale. Per la Fondazione Innovazione Urbana, Andrea collabora alle attività di mappatura degli stakeholder, gestione della comunità e progetti sul territorio.