Fotovoltaico a Bologna: un sfida metropolitana

Mentre in Europa il fotovoltaico cresce a ritmi record, in Italia i numeri sono ancora deludenti. Ma senza aumentare la produzione solare non si possono raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica

 

Il 2021 è stato un anno record per il fotovoltaico in Europa. Nei 27 paesi dell’UE sono stati installati nuovi impianti per una potenza di quasi 26 GW, un incremento del 34% rispetto all’anno precedente e il più alto incremento di sempre (il record precedente erano i 21,4 GW del 2011). Secondo l’analisi di Solar Power Europe, però, l’Italia ha ottenuto risultati deludenti con 0,8 GW totali di nuove installazioni nonostante l’alta domanda dovuta al Superbonus 110% e il suo essere “tra le economie più soleggiate d’Europa”, a causa di “gravi problemi di autorizzazioni e risultati d’asta deludenti per il solare”.

La lentezza con cui l’Italia sta affrontando la transizione alle rinnovabili, però, rischia di diventare un problema per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione indicati a livello europeo. L’energia infatti è uno snodo fondamentale per affrontare la crisi climatica. Come riporta il report Net Zero by 2050 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, “oggi il settore energetico è la fonte di circa tre quarti delle emissioni di gas serra ed è la chiave per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico: forse la sfida più grande che l’umanità abbia mai affrontato”.

 

Obiettivo fotovoltaico

“A Bologna per quanto riguarda il contenimento delle emissioni di gas climalteranti attraverso la produzione locale ed il consumo di energia da fonti rinnovabili, bisogna puntare soprattutto sul fotovoltaico; questo anche a causa delle condizioni geografiche e climatiche del territorio bolognese, che limitano fortemente la possibilità di sviluppo di fonti alternative, quali l’eolico e l’idroelettrico”, ci spiega Valentino Ventrella, tecnico della sezione Ambiente e Verde del Comune. In città più del 70% delle emissioni totali di CO2 sono imputabili agli edifici: il primo passo per ridurle, ricorda Ventrella, è rendere gli edifici più efficienti con interventi come l’isolamento termico e la riqualificazione degli impianti. “Tra le principali soluzioni per coprire il fabbisogno energetico residuo c’è sicuramente l’installazione di generatori elettrici a pompa di calore alimentati dal fotovoltaico, preferibilmente abbinato a sistemi di accumulo”. 

Ma quanti sono gli impianti fotovoltaici attivi sul territorio di Bologna? Secondo i dati pubblicati da Città Metropolitana, nel 2020 gli impianti fotovoltaici installati nel territorio comunale arrivavano a una potenza totale di 35,5 MW; se consideriamo quelli su tutta l’area dei 55 comuni metropolitani, si arriva a una potenza di poco meno di 365 MW.

 

 

Il PAESC - il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima, approvato ad aprile 2021 - che definisce gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, esprime la necessità che Bologna acceleri la diffusione di impianti fotovoltaici a scala locale, “per un incremento complessivo di potenza di 180-200 MWp [megawatt di picco, ndr] entro il 2030”. Ciò significa “potenziare di un fattore 10 le installazioni di impianti fotovoltaici in città, passando dagli attuali 2 MWp annui ad almeno 20-25 MWp/anno”.

I dati pubblicati da Città Metropolitana infatti mostrano che dal 2014 al 2017 la potenza totale degli impianti nel Comune di Bologna è aumentata di meno di 1 MW all’anno; dal 2018 c’è stata un’accelerazione, ma tra il 2019 e il 2020 - l’ultimo anno per cui i dati sono al momento disponibili - l’aumento è stato di poco più di 2 MW. 

Con una attuale produzione di energia di circa 200 W per metro quadro di impianto fotovoltaico, potenziare l’installazione di almeno 20 MW in più all’anno significa che saranno necessari almeno 10 ettari di superficie da dedicare ogni anno a nuovi impianti fotovoltaici. Spazio che in parte può essere trovato sui tetti degli edifici residenziali e commerciali di Bologna, che però devono avere una buona esposizione solare e, in caso siano storici o documentali, sono sottoposti a vincoli e limitazioni. Il PAESC stesso esprime la necessità di creare impianti fuori dal territorio comunale. Per questo, ragionare in ottica metropolitana potrebbe essere la chiave per raggiungere gli obiettivi e garantire una pianificazione coerente e sostenibile.

 

La sfida per la città neutrale

Tuttavia, con l’annuncio a inizio febbraio della candidatura di Bologna alla missione “100 città a impatto climatico zero entro il 2030” dell’Unione Europea, la spinta alla produzione di energia da fonti rinnovabili potrebbe diventare più forte. 


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“La candidatura è stata anche un’occasione per fare il punto su alcune misure già realizzate e sui progetti in corso su cui concentrare gli sforzi”, spiega Ventrella. Una prima lista di azioni chiave è già stata stesa, e nell’ambito della produzione di energia da fonti rinnovabili include la sostituzione delle forniture di origine fossile con forniture da fonti rinnovabili, la promozione delle comunità energetiche e l’installazione diffusa di impianti di energia rinnovabile nell’edilizia residenziale pubblica. “Nel lavoro per la candidatura sono stati coinvolti diversi partner, come Hera e ACER, e ne sono emersi dei progetti molto validi”, continua Ventrella. 

Al momento, però, questo elenco di azioni include solo quelle in cui il Comune e i partner che ha già coinvolto, tra cui appunto ci sono Hera, ACER e altri, come l’Università di Bologna, si possono impegnare direttamente. Ma è solo un punto di partenza: i progetti che includeranno enti regionali e nazionali, aziende, ordini professionali, ma anche cittadini e cittadine, sono ancora tutti da costruire.

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con la casa editrice Zanichelli.

Immagine di copertina da Bologna Solar City.