La pandemia e i rifiuti urbani: i dati ISPRA del 2020

Nell’anno del lockdown i rifiuti urbani italiani sono stati oltre un milione di tonnellate in meno e l’Emilia Romagna è la regione che ne ha prodotti di più pro-capite.  Aumenta la frazione di rifiuti differenziati e la percentuale di quelli effettivamente riciclati. Ma la plastica rimane un problema, e la distribuzione degli impianti per la gestione dei rifiuti non è omogenea nello stivale. Ecco che cosa dice l’ultimo rapporto pubblicato da ISPRA.


A fine 2021 è stato pubblicato il rapporto Rapporto Rifiuti Urbani Ispra edizione 2021, 600 pagine che fotografano la produzione dei rifiuti urbani e la loro gestione. I risultati del rapporto sono stati presentati con un webinar lo scorso 12 dicembre, nel quale sono intervenuti sia gli autori del rapporto sia istituzioni e sigle coinvolte nella gestione dei rifiuti, dai rappresentanti del ministero per la transizione ecologica a quelli dei consorzi di recupero.

 

Produzione e gestione: i dati principali

Il dato più eclatante è che nel 2020 i rifiuti prodotti in Italia sono calati del 3,6 % rispetto al 2019. La riduzione era attesa a causa della pandemia, eppure gli esperti fanno notare che nel 2020 il PIL e la spesa delle famiglie sono diminuite in maniera molto più marcata (8,9 e 11,7%). Significa che persino un lockdown capace di paralizzare l’economia, non può ridurre più di tanto i nostri rifiuti, nonostante l’andamento della loro produzione sia strettamente legato agli indici economici.

La riduzione, pari a oltre un milione di tonnellate in meno, non deve di per sé rallegrare visto a che cosa è dovuta. Molti degli altri dati, però, sembrano positivi. Siamo al 63% di raccolta differenziata, per esempio, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2019. Molti esperti, infatti, avevano temuto che la crisi sanitaria avrebbe compromesso la differenziata, poiché molte ordinanze locali avevano imposto ai soggetti in quarantena il conferimento nell’indifferenziato. Si è anche pensato che nell’emergenza molti cittadini non si sarebbero preoccupati di fare la differenziata, ma per fortuna non è stato così.

Ripartizione percentuale della gestione dei rifiuti urbani, anno 2020 (Rapporto Rifiuti Urbani 2021, Ispra)

Va in discarica ancora il 20% dei rifiuti, e incenerito il 18%. I dati sono in calo rispetto all’anno precedente, ma da anni si osserva una decrescita.  Il 51% dei rifiuti prodotti, di cui il 23% è organico, è effettivamente avviato al recupero e al riciclo. Il resto è destinato a co-incenerimento, esportazione, o altri processi. La percentuale totale di riciclaggio sale fino al 54% quando si aggiunge il lavoro fatto dagli impianti TMB, che riescono a recuperare dall’indifferenziato alcune frazioni da avviare al riciclo.

 

Non tutti gli obiettivi europei sono vicini

Produzione e riciclo sono in aumento in tutte aree geografiche, e in particolare nel centro Italia, ma i dati vanno messi in prospettiva. Con 54% di riciclaggio siamo sopra l’obiettivo europeo per il 2025, ma presto tutti i paesi europei useranno una nuova metodologia di calcolo. Questa metodologia, tra le altre cose, non considera i rifiuti edili, e applicandola ai dati italiani otterremmo, per il 2020, appena il 48%. L’obiettivo per il 2030 è arrivare al 65%.

Percentuali di riciclaggio ottenute dalle simulazioni di calcolo secondo le metodologie 2 e 4 (quest’ultima al netto dei quantitativi di rifiuti da C&D provenienti dalla raccolta differenziata), anni 2010 – 2020 (Rapporto Rifiuti Urbani 2021, Ispra)

Gli imballaggi in acciaio, alluminio, carta, legno e vetro riciclati superano tutti gli obiettivi, ma non lo fa la plastica. Dovremmo riciclarne il 50% e siamo al 48%, anche se in aumento rispetto al 2019. Un altro obiettivo urgente è la riduzione totale del rifiuto smaltito in discarica. Anche se miglioriamo bisogna fare meglio, ricorda ISPRA, per raggiungere il 10% nel 2035.

 

In Emilia-Romagna si deve fare di più

In Emilia-Romagna la produzione pro-capite di rifiuti è stata di 640 chilogrammi all’anno: oltre un quintale sopra la media, di 488 chilogrammi anno. A livello regionale la percentuale di differenziata sembra soddisfacente col 72,2%, ma aveva anticipato il rapporto Ecosistema Urbano 2021 di Legambiente, a Bologna ci si accontenta di un mediocre 55,5. La regione ha una buona impiantistica e, anche se avvia una parte dei rifiuti prodotti in regioni limitrofe, può trattare anche rifiuti provenienti dalle regioni del Sud e centro Italia, meno dotate al momento di impianti. In regione lo smaltimento in discarica è molto ridotto, poco più del 2%.

Andamento della percentuale di raccolta differenziata – Comune di Bologna. Obiettivo 2012 indica l’obiettivo previsto dalla normativa nazionale, che avrebbe dovuto essere raggiunto nel 2012 (Catasto Nazionale dei Rifiuti)

Tutti i dati utilizzati nel rapporto, fino a livello comunale, sono archiviati dal 2010 nel catasto nazionale dei rifiuti, dal quale è possibile accedere a molte visualizzazioni e scaricarli.

 

Cosa serve per fare meglio

L’economia circolare mira a ridurre la produzione di rifiuti e il loro riutilizzo efficiente, riformando i nostri metodi di produzione in modo da dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali. Per realizzare gli obiettivi dell’economia circolare servono dati, e ne servono tanti. Rapporti come questo sono la base per governare i flussi di materiali in modo più sostenibile e ci dicono già le principali criticità. Per esempio, la distribuzione degli impianti: sono 673: 359 al Nord, 120 al Centro e 194 al Sud. Ispra rileva che l’aumento della raccolta differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti. Il rifiuto viene quindi esportato anche per lunghe distanze prima di essere trattato.

Localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani – Tutti gli impianti, anno 2020 (Catasto Nazionale dei Rifiuti)

Un’altra criticità è la qualità della differenziata, sia per quanto riguarda l’organico che le altre frazioni. Nel grafico precedente si vede che a fronte di una maggiore raccolta, diminuisce la proporzione effettivamente riciclata. Questo succede soprattutto per errori della cittadinanza in sede di conferimento: materiali non adeguati impediscono il corretto avvio al riciclaggio. Ma a monte, almeno per la frazione non organica, occorre anche riprogettare gli oggetti con in mente il recupero e il riciclo, in modo tale da favorire anche la semplicità di conferimento.

Come ha ricordato al webinar Alessandro Bratti, direttore generale ISPRA, il tema della gestione dei rifiuti urbani non è più specifico della gestione dei rifiuti, ma diventa un problema molto più complesso: riguarda infatti tutta l’economia circolare, che a sua volta è legata al tema dei cambiamenti climatici. La sfida quindi non è solo tecnologica, ma di governance complessiva. Riguardo al problema degli impianti, per esempio, non è possibile costruirli dove mancano senza comunicazione e confronto coi cittadini.

 

stefano dalla casa – formicablu