Come catturare l’onda della deliberazione: in italiano il rapporto OCSE sulle assemblee cittadine nel mondo

A giugno 2020 l’OCSE ha pubblicato Innovative Citizen Participation and New Democratic Institutions – Catching the Deliberative Wave, il primo studio internazionale comparativo su assemblee cittadine e altri strumenti deliberativi. La Fondazione Bassetti ha curato la traduzione italiana della sintesi del rapporto. Il lavoro fornisce delle linee guida utili ad applicare con successo queste forme di partecipazione anche nel nostro paese


 

Lo scorso 25 ottobre la Fondazione Bassetti ha presentato con un webinar Innovazione nella partecipazione dei cittadini al decision making pubblico e nuove istituzioni democraticheCavalcare l’onda della deliberazione. Il documento, liberamente scaricabile, è traduzione degli highlights, cioè la sintesi, di un rapporto dell’OCSE dedicato alla deliberazione pubblica, uscito l’anno scorso. In questo contesto, con deliberazione si intende il processo attraverso il quale la cittadinanza può essere coinvolta direttamente nelle decisioni pubbliche. Le istituzioni possono usare gli strumenti deliberativi per ottenere raccomandazioni informate e agire in base a esse. Le assemblee dei cittadini (Citizens’ Assemblies) sono uno di questi strumenti. L’assemblea è, in realtà, un campione rappresentativo della popolazione, un po’ come per un sondaggio. Ma i singoli cittadini, selezionati casualmente, non devono semplicemente dare la loro opinione: si riuniscono per discutere di un problema e deliberare, cioè dare un indirizzo preciso alle istituzioni su come affrontarlo. È un tipo di cammino che anche la città di Bologna ha intrapreso con il lavoro per l’assemblea cittadina sul clima che si è sviluppato negli ultimi anni (su Chiara Eco si trovano diversi articoli sul percorso bolognese).

Dalla teoria alla pratica

La deliberazione non è una novità: la teoria nasce negli anni ’80 e da allora si sperimentano questi strumenti in affiancamento alla “normale” democrazia rappresentativa, dove le decisioni sono delegate agli eletti attraverso il voto popolare. Ma è nell’ultimo decennio che la cosiddetta onda della deliberazione ha cominciato a crescere. Il rapporto OCSE ha selezionato e analizzato 289 casi di successo di deliberazione tra 1986 e il 2019, e costituisce il primo studio internazionale comparativo su queste pratiche. In quanto tale, permette di fare ordine nel campo e stabilire alcuni punti fermi su cosa significhi, nella pratica, attuare queste esperienze, e quali buone pratiche seguire per massimizzare le probabilità di successo.


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Questo è il motivo per cui, come spiegato nella presentazione via webinar, si è deciso di tradurre in italiano gli highlights del rapporto. Se, infatti, i dati del rapporto si fermano al 2019 e citano solo un caso studio italiano, il lavoro nel nostro paese sta continuando, e i preparativi dell’assemblea per il clima a Bologna ne sono un esempio. Il rapporto può diventare un punto di riferimento per i policy maker che vogliano partire col “piede giusto”.

NUMERO DI PROCESSI DELIBERATIVI RAPPRESENTATIVI PER PAESE, 1986-2019

Numero di processi deliberativi rappresentativi per paese, 1986-2019 Immagine: dal rapporto

 

Per quali problemi si usa la deliberazione

La deliberazione è a sua volta uno strumento dell’Open Government, un modello di amministrazione basato su trasparenza e partecipazione che l’OCSE promuove ufficialmente. Lo stesso vale per la Commissione Europea, che ha appena inaugurato un Centro di competenza sulla democrazia partecipativa e deliberativa, come spiega la ricercatrice Ângela Guimarães Pereira nel suo intervento.

Queste strategie, se correttamente attuate, potrebbero aiutare a contrastare l’attuale crisi delle istituzioni democratiche, caratterizzate da estrema polarizzazione, disinformazione e mancanza di partecipazione. La deliberazione, però, non è uno strumento universale, cioè l’esperienza insegna che si presta meglio ad alcune situazioni.

Secondo il rapporto, questo tipo di percorsi è particolarmente efficace nei problemi sui dilemmi basati su valori. Come ricordato da Alessandro Bellantoni (OCSE)  è grazie a un’assemblea dei cittadini, che ha portato a un referendum, che l’Irlanda dal 2018 ha una nuova legge sull’aborto. Ma la deliberazione funziona per affrontare anche i problema complessi e che richiedono compromessi, e quelli a lungo termine, che non si possono risolvere nei pochi anni di un mandato. È per questo che, sempre più spesso, la deliberazione riguarda anche questioni ambientali, crisi climatica in primis.

I processi deliberativi rappresentativi sono stati utilizzati dalle istituzioni pubbliche più spesso per affrontare questioni che hanno un impatto diretto sulla vita di una comunità, come la pianificazione del territorio, la salute e l’ambiente (numero di volte in cui un problema di policy è stato affrontato attraverso un processo deliberativo rappresentativo) Immagine: dal rapporto OCSE

 

L’onda deliberativa in Italia

Con il webinar è stata colta l’occasione per parlare delle esperienze in corso che ci riguardano da vicino. Angela Simone (Fondazione Bassetti) e Enza Cristofaro (Regione Lombardia) hanno parlato di TRANSORM, il progetto europeo ora impegnato in Lombardia, oltre che in Catalogna (Spagna) e Regione di Bruxelles-Capitale (Belgio), per sperimentare la deliberazione a livello dei governi regionali.

Caterina Cittadino, presidente della Commissione nazionale per il dibattito pubblico, ha ricordato il ruolo della commissione, insediata nel 2020, per allargare la partecipazione democratica rispetto alle decisioni sulle grandi infrastrutture. Il dibattito pubblico promosso dalla Commissione non ha natura deliberativa, ma secondo Cittadino si muove nella stessa direzione, e aiuta identificare i problemi tra i diversi portatori di interesse.

Infine Daniela Ferrera (Regione Emilia Romagna) ha parlato del progetto pilota Citizen engagement in the implementation of cohesion policy, che coinvolge la Spagna, la Polonia, l’Emilia-Romagna per l’Italia e due programmi interregionali di Belgio-Paesi Bassi e Bulgaria-Romania. Il progetto in regione ha per ora gettato, attraverso un workshop, le basi conoscitive tra gli addetti ai lavori per organizzare, nei prossimi anni, iniziative di partecipazione relative allo sviluppo urbano e delle aree interne. Uno degli strumenti prodotti finora è una guida chiamata Citizen Participation Playbook, che sarà distribuita anche a livello nazionale.

La deliberazione non è una panacea, si legge nel rapporto, né costituisce l’unica forma di partecipazione. Ma come scrivono i traduttori

Oggi che l’attenzione delle istituzioni europee verso il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni che riguardano il futuro dell’Unione è più che mai alta – ne sono esempi concreti la Conferenza sul Futuro dell’Europa e le Missioni del Programma Quadro Europeo per la Ricerca e l’Innovazione (2021-2027) Horizon Europe – auspichiamo che il nostro sforzo contribuisca a diffondere anche in Italia una più profonda cultura della deliberazione pubblica e una più capillare istituzionalizzazione delle pratiche di citizen engagement.

 

 

di Stefano Dalla Casa – formicablu

Foto di copertina: Venita Oberholster da Pixabay