Bike to work: nel campus di Cesena partita la sperimentazione sulla mobilità ciclabile

Comune e Università hanno fatto partire una sperimentazione per incentivare economicamente i dipendenti del campus a scegliere la bicicletta.


Si chiama Bike to work il progetto sperimentale per incentivare l’uso della bicicletta nello spostamento casa-lavoro della città romagnola. L’obiettivo è quello di modificare le abitudini sul lungo periodo, attraverso un piccolo incentivo economico messo a disposizione dal Comune stesso. L’iniziativa è partita già a maggio per i cittadini cesenati, ma durante l’estate si è sviluppato l’accordo tra Comune e Università. Così è stata estesa anche ai circa trecento dipendenti dal campus universitario.

 

Come funziona Bike to work

L’idea è semplice: gli utenti si registrano sul sito del comune e scaricano un’app sul proprio smartphone. In questo modo, come accade per altre app che monitorano le nostre attività, il sistema conosce quanti chilometri l’utente percorre in bicicletta. Per ogni chilometro pedalato si accumulano 20 centesimi di incentivo e nell’arco del mese si possono accumulare fino a un massimo di 50 euro.

Il flyer che spiega l’iniziativa

Progetto sperimentale

“Per l’Università di Bologna si tratta di un’interessante sperimentazione”, racconta Roberto Battistini, mobility manager dell’Alma Mater. “Partire in questo momento, con la ripresa del lavoro in presenza e dopo la pausa estiva è un’occasione per misurare l’impatto di questo tipo di azioni volte a stimolare con innovativi incentivi l’uso della bicicletta”. 

Inoltre, le dimensioni più contenute di Cesena rispetto a Bologna, oltre a numero molto più basso di dipendenti (300 circa contro oltre 6.000), fanno del campus romagnolo il perfetto banco di prova per un tentativo di “behavioural change”, un cambiamento di abitudini. “Sarà interessante capire come andrà il progetto in autunno e in inverno”, prosegue Battistini, “quando l’uso delle due ruote subisce una diminuzione fisiologica”. Comunque, assicura Battistini, se l’esperimento funzionerà, l’Ateneo valuterà come inserirlo nel piano per la mobilità dell’Alma Mater.

 

Scalabilità

Battistini si dice filosoficamente contrario ai tentativi di cambiamento indotti attraverso l’incentivo economico. Preferisce che siano una maggior consapevolezza e una accresciuta coscienza ambientale a modificare le nostre abitudini. Ma almeno in questo caso il progetto approntato dal Comune ha il non trascurabile pregio che il rapporto economico tra utente e incentivo è diretto e gestito dalla piattaforma comunale. Tutti fattori che rendevano interessante la sperimentazione. “Al momento, come Università, siamo a circa 15% di dipendenti che si muovono con la bicicletta“, spiega. “Si tratta però in gran parte di persone che sceglierebbero comunque le due ruote”. È quella fetta di popolazione appassionata di bicicletta o con una maggiore sensibilità ambientale. “Se con un progetto del genere riesco ad allargare questa fetta fino al 20%, io credo che il risultato potrebbe essere considerato ottimo”. Perciò: attenzione a cosa succederà a Cesena per allargare agli altri campus iniziative simili.

Il Centro Linguistico di Ateneo nel Campus Alma Mater di Cesena (Fonte: cla.unibo.it)

Il problema è che quando si dovesse scalare, come per esempio nel caso di Bologna città, avere il budget per coprire gli incentivi di 6.000 potenziali utenti non è cosa da poco. “Come mobility manager dell’Alma Mater”, dice Battistini, “io sono disponibile a parlare con il Comune di Bologna se dovesse aprirsi la possibilità di mettere in piedi un progetto simile a Bike to work, ma i fondi necessari – me ne rendo conto – sono molti di più di quelli che ha stanziato Cesena”.

 


Leggi anche: Sì, viaggiare – ma pedalando!


Un’università comunque virtuosa sulla mobilità

Tra le università italiane, l’Alma Mater è comunque ottima posizione nella classifica Green Ranking stilata ogni anno da Green Metric, un ufficio dell’Università di Depok (Indonesia), che misura gli aspetti di sostenibilità delle università di tutto il mondo. L’Università di Bologna è al decimo posto globale e al primo posto italiano nel report 2020. Un percorso di crescita molto rapido che l’ha portata a scalare 61 posizioni negli ultimi cinque anni. Una delle voci migliori è proprio quella che riguarda la mobilità: il miglior punteggio nel nostro Paese.

 

Tra le iniziative di mobilità sostenibile, negli ultimi anni, c'è per esempio Alma bike. L'università ha messo a disposizione 600 biciclette per gli studenti che ne facevano domanda. "La domanda è stata molto alta", racconta Battistini, "con circa 500 richieste". Ma a causa della pandemia, alla domanda non è corrisposto un uso altrettanto intenso. Anche per questo motivo, l'anno accademico che comincerà in autunno potrebbe rappresentare un importante banco di prova per questo tipo di iniziative. Alle quali, assicura Battistini, si affiancheranno anche altri progetti, a partire da un servizio di monopattini e al bike sharing per raggiungere i campus decentrati

 


Leggi anche “La Bologna delle piste ciclabili


 

di marco boscolo - formicablu

Foto copertina: Unibo.it