Overtourism: com’è la situazione a Bologna?

La città è a rischio moderato di sovraffollamento turistico ma gli effetti dell’aumento degli affitti brevi sono già visibili. Per gestire il turismo in modo più sostenibile, però, ci sono delle soluzioni

 

Nelle ultime settimane, hanno fatto notizia le manifestazioni degli abitanti di città turistiche come Barcellona e Maiorca, che chiedono un limite ai flussi turistici. Se il turismo porta occupazione e attrae investimenti, le città in cui i flussi sono così intensi da parlare di overtourism soffrono di impatti negativi sia sociali (per esempio la scomparsa di servizi per i cittadini, sostituiti da servizi per turisti) che ambientali (come un maggiore consumo di suolo e uso dell’acqua). 

Sul banco degli imputati è soprattutto il settore degli affitti brevi. “Piattaforme come Airbnb o Booking mettono in competizione residenti e turisti per accedere a un bene che è sempre più limitato: la casa”, scrive Alice Facchini, giornalista esperta di politiche abitative, su ValigiaBlu. L’affitto breve è più redditizio per i proprietari (che si trovano anche meno esposti al rischio di morosità), ma se non controllato porta allo spopolamento dei centri città: trovare casa (o rimanere in affitto) diventa semplicemente impossibile. A giugno, il sindaco di Barcellona Jaume Collboni ha annunciato che nei prossimi anni non rinnoverà le licenze degli appartamenti per turisti, che sono più di 10 mila, proprio per cercare di mettere fine al problema degli affitti esorbitanti.

Secondo un’analisi pubblicata a maggio dall’istituto di ricerca Demoskopika, Bologna si trova in una situazione di “rischio moderato” di overtourism. La ricerca ha analizzato una serie di caratteristiche, tra cui la densità turistica, la densità ricettiva e la quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico. Se Bologna è (fortunatamente) ancora lontana dall’invivibilità di Venezia o Rimini, la veloce crescita del turismo negli ultimi anni fa suonare un campanello d’allarme. 

 

La mappa degli Airbnb a Bologna

Secondo i dati del 2022 di Città Metropolitana, a Bologna ci sono circa 420 mila unità immobiliari, di cui 229 mila (cioè il 55%) sono residenziali. Alcuni dati sulla quantità di appartamenti destinati ad affitti brevi si possono ricavare dalla mappa degli AirBnb in città, elaborata dal sito Open Data del Comune di Bologna.

I dati provengono dal database di Inside AirBnb, una piattaforma indipendente nata nel 2015. La mappa permette di consultare informazioni come il tipo di alloggio e il numero di giorni annuali in cui l’alloggio è stato occupato. Dal momento che AirBnb non rilascia la posizione precisa degli alloggi per motivi di privacy, le coordinate indicate sulla mappa hanno un margine di errore fino a 150 metri. 

Questi dati consentono anche di ottenere informazioni sul costo medio a notte dei singoli alloggi. Organizzando questi dati in un grafico, possiamo farci un’idea di come sia cambiato negli ultimi anni il costo medio per notte degli alloggi AirBnb a Bologna.

Affitti brevi e fragilità

Perché il proliferare di turisti in una città porta a conflitti con gli abitanti? Perché fa emergere le fragilità di un territorio, che si può esprimere in termini sociali, economici o demografici. Con fragilità si intende la combinazione dell’esposizione ai rischi e di un’insufficiente capacità di farvi fronte, per gestirli, assorbirli o mitigarli. Il fatto che la cosiddetta sharing economy faccia emergere alcune fragilità di un territorio è stato ormai riconosciuto da molti ricercatori. 

Per indagare come le piattaforme di affitti brevi per turisti stanno interagendo con queste dinamiche sociali a Bologna, un gruppo di ricercatori del DICAM (Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali) di Unibo ha condotto una ricerca basata su dati di AirBnb e degli enti pubblici, compresi gli studi sulla fragilità portati avanti dall’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna. I risultati, pubblicati sulla rivista Smart Cities, evidenziano che c’è una relazione forte tra il numero di annunci AirBnb in un determinato territorio e la fragilità economica nello stesso. Uno dei motivi è che gli alloggi AirBnb entrano in competizione con gli affitti non turistici – quelli per lavoratori e studenti – facendone alzare il prezzo. La ricerca ha trovato un esempio particolarmente tangibile in zone centrali come Piazza Malpighi, ma anche nei quartieri, per esempio in Piazza dell’Unità, Via Ferrarese, Via del Lavoro e Via Mondo. 

La ricerca però ha trovato anche alcuni indizi di come una città potrebbe agire per affrontare questo problema. La fragilità economica sembra ridursi nelle zone in prossimità di luoghi di interesse culturale come musei e chiese storiche: secondo gli autori dello studio, questo fattore suggerisce che i luoghi della cultura potrebbero aiutare a combattere alcuni dei problemi economici delle città legati al turismo.

 

Overtourism: soluzioni e alternative

Secondo l’analisi di Demoskopika che abbiamo citato all’inizio dell’articolo, la fase di “rischio moderato” di overtourism (in cui si trova Bologna) è quella in cui ci si potrebbe attivare per evitare che si stabilisca un tipo di turismo insostenibile. 

Per i Comuni italiani, però, le possibilità di agire direttamente sul settore degli affitti brevi sono poche: gli enti locali, infatti, non hanno il potere di regolare completamente il mercato degli affitti brevi, che è competenza statale. Fa eccezione Venezia, città simbolo del turismo insostenibile, a cui nel 2022 sono stati dati i poteri di farlo con un emendamento del decreto Milleproroghe (ma che per il momento non li ha ancora sfruttati per emettere un regolamento); anche a Firenze sono stati fatti dei tentativi, in passato bloccati dal Tar della Toscana. 

Un rapporto sull’overtourism dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Turismo, però, offre alcune strategie per affrontare il problema con una visione più ampia. Ponendo l’attenzione sul fatto che il sovraffollamento turistico a volte è un problema più legato alla gestione che al reale numero di turisti, il rapporto consiglia per esempio di promuovere nuovi itinerari e attrazioni per stimolare la dispersione di turisti in zone meno affollate della città, o fuori città. Oppure, di investire sulle infrastrutture e le esperienze che migliorino la vita sia dei cittadini che dei turisti, per evitare la perdita dei servizi. 

Il rapporto infatti sottolinea come sia fondamentale assicurarsi che le comunità locali traggano effettivamente dei benefici dal turismo. Per esempio come fa fairbnb, una piattaforma per affitti brevi che si pone come un’alternativa più etica ad AirBnb. Diffusa per il momento soprattutto in Italia, Spagna e Francia, fairbnb dona metà della commissione pagata con ogni prenotazione a un progetto che va a beneficio della comunità locale. “Siamo una piattaforma cooperativa che mette le persone prima dei profitti reinvestendo delle comunità”, è lo slogan con cui si presenta fairbnb. Anche se per il momento gli host sono ancora poche migliaia, è un’alternativa per una scelta consapevole già alla portata di turista.

 

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con testate come Nature Italy, Le Scienze e RADAR Magazine, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con diverse case editrici.

Foto di copertina: Margherita Caprilli per Fondazione IU Rusconi Ghigi.