Qualità dell’aria: i dati e le fonti di inquinamento da non sottovalutare

Da giovedì 16 dicembre sono scattate di nuovo le misure emergenziali antismog a causa del superamento dei limiti di PM10 (le cosiddette “polveri sottili”). Le misure prevedono lo stop ai veicoli diesel euro 4, limitazioni al riscaldamento negli edifici (da regolare su una temperatura massima di 19° C) e limiti alla combustione di biomasse.   

 

PM10 sopra i limiti

Negli ultimi giorni, infatti, la concentrazione di polveri sottili misurata nell’aria è più alta dei valori limite di legge: giovedì 16 dicembre la centralina di misurazione di Bologna – Porta San Felice rilevava un valore di 58 µg/m3 (microgrammi per metro cubo). Il limite di legge, che corrisponde anche alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è di 50 µg/m3.

Il PM10 è una miscela di particelle solide e liquide sospese nell’aria, con diametro di dimensione compresa tra 2,5 e 10 micrometri. Sono abbastanza sottili da essere inalate facilmente quando respiriamo, e provocano in particolare danni all’apparato respiratorio e a quello cardiovascolare. Il PM10 viene prodotto dagli impianti di riscaldamento (in particolare quelli a biomassa), dai mezzi di trasporto su strada e da molte attività produttive

La normativa prevede un massimo di 35 giorni annui in cui può esserci uno sforamento delle concentrazioni di PM10 oltre i valori limite. In base ai dati forniti dal sito Open data del Comune di Bologna, da gennaio 2021 i giorni in cui in città è stata oltrepassata la soglia sono una ventina. [Da giovedì 16 dicembre sono scattate di nuovo le misure emergenziali antismog, a causa del superamento dei limiti di PM10 (le cosiddette “polveri sottili”). Le misure prevedono lo stop ai veicoli diesel euro 4, limitazioni al riscaldamento negli edifici (da regolare su una temperatura massima di 19° C) e limiti alla combustione di biomasse.   

 

PM10 sopra i limiti

Negli ultimi giorni, infatti, la concentrazione di polveri sottili misurata nell’aria è più alta dei valori limite di legge: giovedì 16 dicembre la centralina di misurazione di Bologna – Porta San Felice rilevava un valore di 58 µg/m3 (microgrammi per metro cubo). Il limite di legge, che corrisponde anche alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è di 50 µg/m3.

Il PM10 è una miscela di particelle solide e liquide sospese nell’aria, con diametro di dimensione compresa tra 2,5 e 10 micrometri. Sono abbastanza sottili da essere inalate facilmente quando respiriamo, e provocano in particolare danni all’apparato respiratorio e a quello cardiovascolare. Il PM10 viene prodotto dagli impianti di riscaldamento (in particolare quelli a biomassa), dai mezzi di trasporto su strada e da molte attività produttive

La normativa prevede un massimo di 35 giorni annui in cui può esserci uno sforamento delle concentrazioni di PM10 oltre i valori limite. In base ai dati forniti dal sito Open data del Comune di Bologna, da gennaio 2021 i giorni in cui in città è stata oltrepassata la soglia sono una ventina.


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Biomasse, fonti di inquinamento da non sottovalutare

Secondo i dati di ARPAE, il 24% delle emissioni di PM10 primario (cioè emesso direttamente dalle sorgenti in atmosfera) in Emilia-Romagna è generato dal traffico su strada. Una fetta ben più ampia, il 57%, deriva invece dagli impianti di riscaldamento degli ambienti. Ci sono enormi differenze nelle emissioni, però, in base al tipo di alimentazione dell’impianto: la quasi totalità delle emissioni di polveri sottili derivate dal riscaldamento delle case è emessa dagli impianti alimentati a biomasse (legna e pellet).

Le biomasse sono considerate un’alternativa rinnovabile e più ecologica per il riscaldamento, rispetto ai combustibili fossili, ma il loro uso nasconde dei rischi e deve essere sempre consapevole. La quantità di polveri sottili emessa da una stufa a legna, infatti, può essere fino a 2400 volte quella emessa da una caldaia a metano. Un generatore più efficiente, come una stufa a pellet, riduce notevolmente le polveri sottili disperse nell’aria, che rimangono però fino a 380 volte quelle di un generatore a gas.

Fonte: ARPAE

Per garantire un uso efficiente delle biomasse, secondo Arpae, è fondamentale usare impianti moderni e farne una regolare manutenzione, che comprende i controlli annuali ma anche la pulizia quotidiana dei bracieri. Inoltre, usare solo legna e pellet certificati – prodotti da disboscamento responsabile e piantumazioni di alberi a rapida crescita, preferibilmente a filiera corta – riduce gli impatti ambientali secondari, come i danni agli ecosistemi o le emissioni di CO2 causate dal trasporto delle merci. 

Per ridurre ulteriormente le emissioni e risparmiare sulla bolletta, l’ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) consiglia invece di valutare l’opportunità degli incentivi fiscali per sostituire gli impianti di riscaldamento meno efficienti con generatori a emissioni ridotte, come le pompe di calore ad alta efficienza. “Sono disponibili anche caldaie alimentate a biomassa e sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore) abbinati a impianti solari termici per scaldare l’acqua e fotovoltaici per produrre energia elettrica”, si legge nel decalogo ENEA su sostenibilità e risparmio.

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con la casa editrice Zanichelli.