Case sostenibili e condivisione di energia: le proposte dell’Assemblea per il clima (parte 1)

I partecipanti raccontano come sono nate le proposte dell’Assemblea cittadina per il clima di Bologna

 

A novembre si sono conclusi gli incontri dell’Assemblea cittadina per il clima: in attesa che le raccomandazioni vengano prese in esame dal Consiglio comunale, abbiamo intervistato alcuni partecipanti all’Assemblea che hanno fatto parte dei diversi gruppi di lavoro, per capire come sono nate le sei raccomandazioni che compongono il documento finale.

Partiamo dalle prime due, che spingono a immaginare Bologna come una “casa sostenibile” e come una “grande comunità di condivisione di energie rinnovabili”. Contengono proposte per ridurre le emissioni di due settori chiave: quello degli edifici e quello dei consumi energetici. Come ricordano infatti i dati del report 2023 sulla qualità dell’aria in Emilia-Romagna di ARPAE, la combustione di fonti fossili è la responsabile principale di emissioni di gas serra e anche di molti altri inquinanti dannosi per la salute umana. E questa combustione non avviene certo solo nei motori delle auto, ma soprattutto per produrre energia (nelle centrali) e per alimentare i consumi degli edifici. Vediamo quindi come l’Assemblea è arrivata alle sue proposte.

 

Leggi anche: Cosa dicono le raccomandazioni e le proposte dell’Assemblea cittadina per il clima

 

Raccomandazione 1: case sostenibili

“Siamo rimasti tutti molto colpiti da alcuni grafici che ci sono stati fatti vedere dai tecnici del Comune, grafici che sono nel PAESC, dove c’è scritto che gli edifici contribuiscono per più del 70% ai consumi di energia e alla produzione di CO2. Queste sono cifre che colpiscono molto e che non conoscevamo”, ci spiega Maria Giovanna Fortuzzi, 78 anni, ex insegnante di fisica all’istituto Aldini, che ha preso parte al gruppo di lavoro sulla Raccomandazione 1. È la raccomandazione che chiede azioni per ridurre le emissioni che derivano dagli edifici della città, un tema che l’Assemblea ha identificato come centrale per arrivare alla neutralità carbonica. “Quindi da lì siamo partiti, ed eravamo tutti d’accordo sul fatto che è assolutamente necessario intervenire”.

Fortuzzi ci racconta che molte ore di discussione sono state spese per capire come bilanciare, nel testo, la necessità di ridurre le emissioni degli edifici con le risorse richieste per affrontare il problema. Gli interventi per ridurre effettivamente le emissioni degli edifici ricadono in due categorie: lavorare sull’efficienza energetica (per esempio disperdendo meno energia, come si fa installando un cappotto termico), oppure sull’elettrificazione (in modo che i consumi non dipendano più da fonti fossili ma possano essere coperti da fonti rinnovabili). Per chi ha una casa, fare interventi di questo tipo è molto costoso, e i partecipanti dell’assemblea si sono trovati d’accordo nel dire che gli abitanti di una città non possono essere obbligati a sobbarcarsi spese che potrebbero non essere in grado di affrontare.

Il gruppo quindi – consapevole di non avere il ruolo di trovare soluzioni tecniche né finanziarie – ha deciso di concentrarsi sul piano del cambiamento culturale e sulla collaborazione tra parti diverse della società. È in quest’ottica che vanno lette le proposte, che chiedono di lavorare sul piano della consapevolezza delle persone rispetto al tema delle emissioni degli edifici, delle collaborazioni tra pubblico e privato, di nuovi modi per istituire incentivi a chi vuole riqualificare. Anche pensando, concretamente, alle figure professionali che devono essere coinvolte in questo cambiamento. “Per chi deve ristrutturare casa, a volte c’è un problema di riunioni di condominio, c’è un problema di amministratori di condominio”, spiega Maria Giovanna Fortuzzi, riportando le esperienze di alcuni partecipanti. “L’amministratore, l’abbiamo anche scritto, è probabilmente uno dei punti deboli nel processo”, un nodo importante per diffondere la conoscenza delle soluzioni per abbattere le emissioni. Nel testo, l’Assemblea ha riconosciuto che ci sono già piani e normative che individuano gli obiettivi di sostenibilità (come il Regolamento Edilizio e il PAESC), ma che per i non addetti ai lavori è difficile capire come e quando vengono applicati.

 

Raccomandazione 2: condividere energie rinnovabili

Anche la seconda raccomandazione, che riguarda la produzione di energia rinnovabile, punta molto sulla promozione e sulla consapevolezza.

Fabiano Fontana, 60 anni, graphic designer, ha fatto parte del gruppo di lavoro su questo tema. Racconta che il gruppo, nonostante una grande diversità di composizione – “eravamo belli mixati” – si è trovato compatto nella convinzione che produrre e condividere energia da fonti rinnovabili porti vantaggi per tutti. “La comunità energetica è un tema che ha illuminato tanti dei partecipanti”, spiega. 

Le proposte che compongono la Raccomandazione 2 si concentrano sull’idea che il Comune possa fare molto per promuovere la nascita di comunità energetiche rinnovabili (e altre forme di condivisione dell’energia) e per rendere meno complesso partecipare alla transizione ecologica. Ma anche che debba agire per rendere gli abitanti della città più consapevoli. 

Le proposte contenute nel testo, che durante gli ultimi incontri si sono dimostrate ampiamente condivise tra le persone che hanno partecipato all’Assemblea, identificano i quartieri come le unità amministrative locali su cui si può giocare la carta dell’energia in condivisione. L’idea è di creare più connessioni tra amministrazione pubblica, aziende e abitanti, per creare reti in cui si produce e condivide energia rinnovabile. “Se installiamo dei pannelli solari su tutti i tetti dei capannoni, sai quanta energia si tira fuori”, rimarca Fabiano Fontana. “Ci sono grandi superfici a disposizione. Questo è sicuramente uno dei punti più importanti che abbiamo discusso nel gruppo”.

Oltre alle infrastrutture, però, secondo il gruppo si deve diffondere anche una cultura diversa dei consumi energetici, più attenta all’efficienza e alle opportunità della transizione ecologica. Che però, secondo Fabiano Fontana, si sposa bene con la mentalità della città. “Io sono un bolognese autoctono. L’idea di condividere la sento proprio come base della comunità, è qualcosa che è presente nello stile di vita del bolognese. Condividere il più possibile, fare un fronte comune”. Anche per una città più sostenibile.

 

Leggi anche: Il documento integrale delle proposte dell’Assemblea

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con testate come Nature Italy, Le Scienze e RADAR Magazine, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con diverse case editrici.

Foto di copertina di Margherita Caprilli.