Una scatola nera per gestire i veicoli più inquinanti: come funziona il servizio Move-in in Emilia Romagna

Il servizio Move-in è partito dalla Lombardia e poi si è esteso in Piemonte ed Emilia-Romagna.  È una delle misure che dovrebbero aiutare a cambiare gradualmente in meglio la qualità dell’aria delle città. Assegna alle auto al di sotto di certi standard ambientali un tetto di kilometri da percorrere nell’anno all’interno dei comuni che limitano la circolazione di questi veicoli.

 

Dal primo gennaio 2023 in Regione Emilia-Romagna tutte le auto diesel euro 4 (comprese quelle con la doppia alimentazione a gas) non possono più circolare dalle 8.30 alle 18.30 nei giorni da lunedì a venerdì nei comuni sopra i 30.000 abitanti. Gli stessi veicoli sono esclusi anche in caso di domeniche ecologiche. Si allarga quindi il divieto di circolazione che già riguardava, oltre ai i diesel precedenti, le auto a benzina fino a euro 2, le auto a gas fino a euro 1, e ciclomotori e motocicli fino a euro 1. Il diesel euro 5 potrà continuare a circolare, a meno che non scattino misure emergenziali in base ai rilevamenti della qualità dell’aria effettuati da Arpa. In quel caso, anche questi veicoli non potranno circolare normalmente. Questo in base al PAIR, Piano Aria Integrato regionale.

Come per le altre Regioni, il blocco del diesel avrebbe dovuto entrare in vigore da anni, ma è stato ripetutamente prorogato, da ultimo a causa della pandemia. Nonostante questo, le nuove misure in Italia sono state accompagnate da proteste analoghe a quelle del passato. Lo standard euro 4 riguarda le immatricolazione dal 2006 al 2009, l’euro 5 dal 2009 al 2015. Parliamo quindi di auto datate, ma non necessariamente da rottamare. Se consideriamo che il 50% delle auto italiane (in tutto circa 50 milioni) è più vecchio di 15 anni e che il 40% delle auto è a gasolio, le nuove limitazioni riguardano un numero non trascurabile di veicoli ancora utilizzabili. Anche perché, in media, un’auto diesel è più longeva, e per alcuni utenti questo è uno dei motivi della scelta.

Ma anche l’inquinamento prodotto da un diesel “vecchio” non è trascurabile: è stato calcolato che un’auto diesel euro 4, rispetto agli ossidi di azoto, inquina come 7 auto diesel e come 20 auto a benzina nuove. Per gestire la transizione alle nuove norme la Regione Lombardia ha cominciato a sperimentare un servizio chiamato Move-in, che è stato poi condiviso con Piemonte e Emilia-Romagna, dove è operativo dal primo gennaio assieme alle nuove norme.

 

Come funziona Move-in

Move-in (MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti) è un servizio ad adesione volontaria, tramite un portale, che permette a tutti gli autoveicoli proibiti dalle norme antismog, e che quindi potrebbero circolare in città esclusivamente solo in alcune fasce orarie o nei week-end, di continuare a circolare in deroga durante tutta la giornata, ma a una serie di condizioni.

Il limite principale è il numero massimo di chilometri assegnati, che varia in base all’alimentazione del veicolo, ma anche alla sua categoria. I veicoli per il trasporto merci, per esempio, hanno diritto a più chilometri. Le soglie chilometriche in dettaglio si trovano in questa tabella estratta dalla delibera regionale. Per dare un’idea, un’auto a benzina euro 0 ha diritto a 1000 km, un’auto diesel euro 4 a 8000,  mentre un furgone pesante con la stessa alimentazione può circolare per 12000 kilometri.

La seconda limitazione è che se l’aria di una città è troppo inquinata, e scattano quindi le misure emergenziali, non potranno circolare nemmeno i veicoli iscritti a Move-in, indipendentemente dalla loro disponibilità di chilometri. In compenso, il sistema premia i comportamenti di guida virtuosi aumentando il numero di chilometri in questi casi:

  • 0,2 km aggiuntivi per ogni chilometro percorso su autostrade con velocità compresa tra 70 e 110 km/h;
  • 0,1 km aggiuntivi per ogni chilometro percorso su strade urbane con uno stile di guida che non registri accelerazioni superiori a 2 m/s²;
  • 0,2 km aggiuntivi per ogni chilometro percorso su strade extraurbane con uno stile di guida che non registri accelerazioni superiori a 2 m/s².

La logica di questo meccanismo è premiare l’autista che usa il suo mezzo lontano dalle persone e con uno stile di guida che contenga i consumi, e quindi l’inquinamento.

Move-in ovviamente funziona grazie a una specie di “scatola nera” basata sulla tecnologia GPS, dello stesso tipo di quelle usate dalle compagnie assicurative. Permette in ogni momento di sapere la posizione del veicolo (vedi oltre), e quindi di calcolare quanti chilometri percorre l’automobilista nelle aree interessate dai limiti PAIR e qual è il suo stile di guida al di fuori di queste zone. La scatola nera viene installata da fornitori accreditati al costo di 30 euro, mentre il servizio Move-in costa 20 euro all’anno.

Un’altra limitazione importante, dal punto di vista dell’automobilista iscritto a Move-in, è che i chilometri assegnati vengono consumati indipendentemente dall’orario: per esempio, anche guidando la sera in città, cioè nelle ore escluse dal blocco, verranno conteggiati i chilometri percorsi. L’adesione al servizio può essere revocata in qualunque momento, ma ci sono delle condizioni. Se al momento della revoca l’automobilista ha già consumato oltre il 50% dei chilometri assegnati, il veicolo non potrà più circolare in città, in nessuna fascia oraria. Se i chilometri consumati sono sotto questa soglia, invece, il veicolo semplicemente dovrà rispettare le stesse limitazioni dei veicoli inquinanti privi di Move-in.

 

I dati di Move-in

Secondo le FAQ della Regione Lombardia, che è proprietaria della piattaforma, i dati raccolti dal Move-in rispettano le normative in materia di privacy dell’Unione Europea. In particolare tutti i dati potranno essere utilizzati solo ed esclusivamente per finalità relative al sistema stesso. Per esempio, i dati relativi alla posizione esatta del veicolo sono usati per calcolare i chilometri percorsi e lo stile di guida, ma i fornitori devono cancellarli periodicamente e non possono condividerli con nessun altro soggetto. Ogni automobilista iscritto ha accesso alle misurazioni che lo riguardano, tramite il portale o le app. Queste sono ovviamente accessibili anche alle amministrazioni che ne fanno richieste per eseguire i controlli.

I dati aggregati al momento non sono open. In rete si trova un rapporto, pubblicato a gennaio 2021, sulla prima annualità del servizio in Lombardia. All’epoca il servizio aveva circa 15.000 adesioni. Secondo le stime della Lombardia, basate sui chilometri percorsi e il tipo di veicolo, il servizio Move-In avrebbe contribuito a ridurre le emissioni per tutti gli inquinanti.

 

L’efficacia delle misure sulla qualità dell’aria

Meno le auto si muovono, meno si produce inquinamento. Questo è incontrovertibile. La qualità dell’aria misurata in città, però, non è determinata esclusivamente da quello che esce dai tubi di scappamento. Ce lo dicono anche i dati raccolti durante il lockdown: le riduzioni dell’inquinamento sono state sostanziali, ma in totale la qualità dell’aria è determinata anche dai sistemi di riscaldamento, dalle attività produttive limitrofe, e dalle condizioni meteorologiche. Per questi motivi  ha poco senso aspettarsi che le nuove limitazioni, ammorbidite leggermente da Move-in, possano ridurre il numero di giorni di allerta smog.


Leggi anche Chi sta inquinando Bologna?


Questo, però, non dovrebbe essere di per sé considerato un difetto se lo scopo della politica è continuare a ridurre il traffico veicolare nelle zone più popolate e cercare di farlo in un modo equo, ma è certo che la strada per ripulire l’aria delle città è lunga e difficile. In genere gli studi effettuati in Europa ci dicono infatti che le Low emissions zone (LEZ), cioè le zone a basse emissioni dove è ristretto il traffico veicolare, sono una politica che funziona. In genere è supportata dai cittadini, e quando il traffico diminuisce in modo continuativo la qualità dell’aria nel tempo tende a migliorare, anche sensibilmente per alcuni inquinanti. Questo invece non accade coi cosiddetti blocchi del traffico, che hanno un’efficacia molto limitata.

Detto questo, le LEZ attuali non sono, ovviamente, sufficienti se si vuole vivere in una città con aria pulita. Secondo la NGO Transport and Environment occorre puntare sempre più sulle ZEZ (Zero Emissions Zone), dove non è ammesso nessun veicolo a combustione interna (ibride incluse). In ultima analisi, questo obiettivo rende necessario  ripensare i territori costruiti intorno all’auto privata, e allo stesso tempo aggredire le altre forme d’inquinamento atmosferico non direttamente legate ai veicoli. In questo contesto è utile pensare a sistemi come Move-in come piccole tessere di un enorme puzzle.

 

stefano dalla casa, formicablu